Volumi
Gramsci e il Novecento

a cura della Fondazione Istituto Gramsci
e dell’Associazione Nazionale Antonio Gramsci
ANG, Roma 1997, pp. 20

Pubblicazione realizzata dalla Fondazione Istituto Gramsci e dall’Associazione Nazionale Antonio Gramsci in collaborazione con Einaudi editore e con la Rai Radio Televisione Italiana in occasione della mostra allestita a Reggio Emilia dal 28 agosto al 21 settembre 1997.
Il volumetto raccoglie i testi e le immagini della mostra divisi in 14 diversi capitoli.
A sessant’anni dalla morte Antonio Gramsci (1891-1937) è oggi l’autore italiano più tradotto e studiato nel mondo. Questa «fortuna» è dovuta alle Lettere dal carcere e ai Quaderni del carcere. Le prime costituiscono un monumento della lingua e della letteratura italiana, un esempio di grandezza intellettuale e morale che, riconosciuto come tale fin dall’apparire della loro prima e parziale pubblicazione, nel ‘47, oggi concorrono alla diffusione della nostra cultura in quasi tutte le principali aree linguistiche del mondo. I secondi, forse ancora più tradotti delle prime, costituiscono un classico del pensiero politico del Novecento. Gramsci fu un uomo politico e nella politica – l’azione, la lotta il pensiero – risiede l’unità della sua opera. Anche negli anni del carcere fascista, che ne logorò irrimediabilmente la fibra e ne spense prematuramente la vita, Gramsci fu «un combattente politico», un riformatore europeo e un grande italiano. Egli diede inizio alla più rilevante corrente comunistica critica della stalinismo e alternativa al «marxismo sovietico». Non si possono leggere i suoi carteggi e tanto meno si può intendere il pensiero consegnato ai Quaderni del carcere distaccandoli dalla sua biografia e dalle lotte politiche che la segnarono. Ma esso trascende la sua vita e, quanto più trascorre il tempo, e le sue opere si diffondono in contesti storico culturali lontani da quello in cui furono originariamente concepite, tanto più la sua ricerca si afferma come un «crocevia» delle maggiori «quistioni» del Novecento: i dilemmi della modernità, la soggettività dei popoli, le prospettive dell’industrialismo, la crisi dello Stato-nazione, le vie nuove e difficili della democrazia, il fondamento morale della politica. Così essa concorre a definire un «programma scientifico» anticipatore, vitale per la riflessione e l’impegno di noi uomini e donne di fine secolo.
Classico è un autore dopo il quale noi non possiamo pensare senza fare riferimento anche alla sua opera. Attuale è un pensatore nella riflessione del quale sono indagati problemi che interrogano il nostro tempo, la nostra sensibilità, la nostra vita intellettuale, politica e morale. In questo senso Gramsci è a pieno titolo un classico del Novecento. Egli ha esplorato le vie concettuali e concrete attraverso le quali la politica democratica può essere costruita: la concezione della politica come egemonia, contrapposta alla politica come forza; la distinzione della politica dallo Stato per superare l’antitesi moderna fra politica e morale; il mutamento delle condizioni storiche che fossilizzano i rapporti fra dirigenti e diretti sicché la politica democratica possa affermarsi come volontà collettiva, processo attivo della coscienza e della volontà dei popoli che, per conquistare la libertà, si organizzano e si uniscono. Una possibilità che, per la prima volta nella storia, è data al nostro tempo e definisce la speranza e il fine razionale concreto delle donne e degli uomini di oggi. Perciò abbiamo dedicato questa mostra al tema Gramsci e il Novecento volendo evocare, col linguaggio dei simboli, il messaggio intellettuale del grande pensatore sardo.

Indice

Presentazione, 3
Giuseppe Vacca

Lettera di Antonio Gramsci a Tatiana Schucht del 12 ottobre 1931, 4

La Sardegna, 7
Torino, 8
Mosca, 11
Vienna, 12
Roma, 13
Turi, 15
Opere, 20