ottobre - dicembre 2017 anno 58
Sommario e abstract degli articoli
Nell’ottantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci (1937-2017)
Silvio Pons , pp. 883-928
Gramsci e la Rivoluzione russa: una riconsiderazione (1917-1935)
Nel cogliere l’occasione del centesimo anniversario della Rivoluzione russa e dell’ottantesimo della morte di Gramsci, il saggio si propone di contribuire alla contestualizzazione storica della sua personalità e del suo pensiero, seguendo un approccio che si è sensibilmente consolidato negli studi piú recenti. Il tema del rapporto di Gramsci con il leninismo e il bolscevismo è stato dibattuto infinite volte, ma oggi, a un quarto di secolo di distanza dalla fine del comunismo in Europa e in Russia, possiamo liberarci da costrizioni definitorie e ideologiche. Un modo per farlo è ricostruire i vari fili che legano il percorso di Gramsci prima dell’arresto e poi nella prigionia con l’esperienza centrale della Rivoluzione russa. Questi fili sono intrecciati con tutta la sua biografia dal 1917 in avanti, al punto tale che non è facile isolare il tema stesso e fornire tracce interpretative capaci di tenere insieme commenti, percezioni, analisi, strategie, riflessioni. Ma è necessario farlo se intendiamo comprendere meglio il nesso tra l’azione politica e il pensiero. Si intende anzi suggerire che proprio isolando il tema della Rivoluzione russa è possibile vedere con maggiore precisione la formazione delle principali categorie del pensiero politico di Gramsci.
Parole chiave: Antonio Gramsci, Rivoluzione russa, storia del comunismo, Unione Sovietica.
Gramsci and the Russian revolution: a reconsideration (1917-1935)
Marking the occasion of the 100th anniversary of the Russian revolution and the 80th anniversary of Gramsci’s death, this essay aims to contribute to the historical contextualization of his personality and thought, following an approach that has been gained considerable traction in the most recent studies. The theme of Gramsci’s relationship with Leninism and Bolshevism has been debated countless times, but today, a quarter of a century after the end of communism in Europe and Russia, we can overcome the constraints of definition and ideology. One way to do this is to reconstruct the various threads that link Gramsci’s path before his arrest and subsequent captivity with the fundamental experience of the Russian revolution. These threads are so intertwined with his entire biography from 1917 on that it is not easy to isolate the theme itself, or to provide interpretative outlines capable of encompassing comments, perceptions, analyses, strategies, and reflections. However, this must be done if we intend to better understand the link between political action and thought. In fact, it is precisely by isolating the theme of the Russian revolution that the formation of the main categories of Gramsci’s political thought may be seen with greater accuracy.
Keywords: Antonio Gramsci, Russian revolution, history of communism, Soviet Union.
Francesca Izzo , pp. 929-962
Dall’internazionalismo al «cosmopolitismo di tipo nuovo» nei Quaderni del carcere
Nel saggio vengono forniti gli elementi essenziali per ricostruire la genesi e la progressiva concettualizzazione del tema del cosmopolitismo nei Quaderni del carcere. L’iniziale valenza negativa attribuita al termine, nel quadro dell’analisi differenziata, sviluppata da Gramsci, della storia degli intellettuali, della nazione e dello Stato italiani, sbocca in un radicale mutamento di significato, tanto che «cosmopolitismo » arriva a sostituire il lemma «internazionalismo». Il risultato a cui approda la ricerca è che nei Quaderni si susseguono e si giustappongono due concetti di cosmopolitismo che Gramsci fa corrispondere a due distinte epoche. Il primo si configura come una sopravvivenza medievale nell’età del pieno dispiegamento dello Stato nazionale; l’altro si presenta, contraddistinto dalla qualifica «di tipo nuovo», come annuncio di una inedita forma politica tesa a unificare progressivamente il mondo, nell’epoca della crisi degli Stati e del pieno sviluppo del mercato globale, e come alternativa all’espansione colonialista e imperialista. Parole chiave: cosmopolitismo, intellettuali, nazionale-popolare, Stato, partito.
Parole chiave: cosmopolitismo, intellettuali, nazionale-popolare, Stato, partito.
From internationalism to the «new type of cosmopolitanism» in the Prison Notebooks
This paper provides general outlines of the genesis and progressive conceptualisation of the notion of «cosmopolitism» in the Prison Notebooks. The negative connotation initially carried by this concept in the framework of Gramsci’s analysis of the history of Italian intellectuals, nation and State radically changes in meaning, with cosmopolitism progressively replacing the term «internationalism.» In this respect, the main finding of this study is the dual and overlapping use made by Gramsci of the concept of cosmopolitism, corresponding to two different eras. In one sense, the concept represents a kind of Medieval inheritance in the age of full development of the Nation-State; in another, the so-called «di tipo nuovo», heralds a new political form striving to gradually unify the world during the crisis of States and the full development of the global market, and as an alternative to colonialist and imperialist expansion.
Keywords: cosmopolitism, intellectuals, national-popular, State, party.
Partha Chatterjee , pp. 963-986
Gramsci in India: Capitalist Hegemony and Subaltern Politics
This article reviews the use of Gramsci’s ideas in Indian historical scholarship since the 1970s, around four themes. (1) In analyzing the history of peasant revolts in colonial India, scholars of Subaltern Studies argued that the rebellions show an autonomous subaltern consciousness that was subservient in ordinary times but acted politically in moments of revolt to negate the signs of subordination. (2) In analyzing state formation, these scholars characterized the colonial state as a dominance without hegemony and the postcolonial state as a passive revolution. (3) Cultural historians have analyzed the formation of the people/nation by describing the hierarchical relation between English, the colonial language of state, and the many regional languages in which, through printed texts and audiovisual media, the idea of the nation has been popularized. (4) The most recent period has seen the attempt to create a new hegemonic bloc based on Hindu majoritarianism under conditions of rapid primitive accumulation and competitive populism. This historical process is unknown in the history of Western capitalism.
Keywords: peasant revolt, subaltern classes, hegemony, passive revolution.
Gramsci in India: egemonia capitalista e politica dei subalterni
Questo articolo esamina l’uso delle idee di Gramsci nella ricerca storica indiana dagli anni Settanta lungo quattro assi. 1) Analizzando la storia delle rivolte contadine nell’India coloniale, gli studiosi di Subaltern Studies sostenevano che le ribellioni mostrano una coscienza autonoma dei subalterni che era solitamente sottomessa, ma che agiva politicamente nei momenti di rivolta proprio per respingere i simboli della subordinazione. 2) Analizzando la formazione dello Stato, questi studiosi hanno concepito lo Stato coloniale come un dominio senza egemonia e lo Stato postcoloniale come una rivoluzione passiva. 3) Gli storici della cultura hanno analizzato la formazione del popolo-nazione descrivendo la relazione gerarchica tra l’inglese, lingua coloniale di Stato, e le molte lingue regionali in cui, attraverso testi stampati e supporti audiovisivi, l’idea della nazione è stata popolarizzata. 4) Il periodo più recente ha visto il tentativo di creare un nuovo blocco egemonico basato sulla condizione maggioritaria degli Indú in un contesto di rapida accumulazione primitiva e populismo competitivo. Questo processo storico è sconosciuto nella storia del capitalismo occidentale.
Parole chiave: rivolta contadina, classi subalterne, egemonia, rivoluzione passiva.
Fabio Frosini , pp. 987-1014
Stato delle masse ed egemonia: note su Franco De Felice interprete di Gramsci
Scopo di questo articolo è fornire una contestualizzazione del saggio di Franco De Felice Rivoluzione passiva, fascismo, americanismo in Gramsci (1977). La rilevanza di questo testo deriva dalla sua interpretazione pionieristica della nozione di «rivoluzione passiva» nei Quaderni del carcere di Gramsci. La rivoluzione passiva, sostiene De Felice, ha un duplice significato: nel XIX secolo indicava un processo di sostituzione nella leadership politica, che si otteneva senza un coinvolgimento «giacobino» delle masse popolari; nel XX secolo, invece, la rivoluzione passiva consiste nel fatto che una classe riesce a rimanere al potere grazie al coinvolgimento passivo delle masse. De Felice insiste su due diverse ma intrecciate forme della nuova rivoluzione passiva: il governo delle masse e il governo dell’economia. In questo articolo viene formulata l’ipotesi che l’originalità dell’interpretazione di De Felice risieda nell’idea di «governo delle masse», una formulazione in cui si ritrovano condensate le diverse forme di quella che Gramsci chiama «politica totalitaria», cioè le esperienze politiche che, sia dall’alto che dal basso, superano i limiti dello Stato liberale e che in generale riflettono la «impossibilità di limitare in un orizzonte privato l’organizzazione delle forze produttive».
Parole chiave: Franco De Felice, fascismo, americanismo, politica totalitaria, rivoluzione passiva.
State of the masses and hegemony: Some notes on Franco De Felice’s reading of Gramsci
This article aims is to provide a contextualisation of Franco De Felice’s essay Passive revolution, fascism, Americanism in Gramsci (1977). The relevance of this text derives from its groundbreaking interpretation of the notion of «passive revolution» in Gramsci’s Prison Notebooks. Passive revolution, De Felice argues, has a twofold meaning: in the nineteenth century it meant a process of replacement in the political leadership that is attained without a «Jacobin» involvement of the popular masses; in the twentieth century, however, there is passive revolution when a class succeeds in remaining in power thanks to the passive involvement of the masses. De Felice insists on two different but intertwined forms of the new passive revolution: the governance of the masses and the governance of the economy. In this article, the hypothesis is formulated that the originality of De Felice’s interpretation lies in the idea of a «governance of the masses». a formulation that condenses the different forms of what Gramsci calls «totalitarian policy» – that is, the political experiences that, from Jacobin above and below, overcome the limits of the liberal State, and that in general reflect «the impossibility of limiting the organization of production to the private sphere».
Keywords: Franco De Felice, fascism, Americanism, totalitarian policy, passive revolution.
Alessio Gagliardi , pp. 1015-1040
Oltre il paradigma antifascista. Gramsci e le interpretazioni del fascismo
L’interpretazione del fascismo offerta da Gramsci, nonostante la grande rilevanza, è divenuta oggetto di approfondimento e studi specifici solo a partire dagli anni Settanta. In quel periodo diversi studiosi hanno posto in evidenza la ricchezza delle chiavi di lettura proposte da Gramsci: la piena partecipazione del fascismo a processi transnazionali di riorganizzazione del capitalismo, la dimensione di massa del regime, la novità delle trasformazioni politiche e istituzionali dello Stato nuovo e le connessioni profonde con dinamiche di più lungo periodo della storia italiana. Negli ultimi tempi, alcuni studiosi hanno provato a indicare anche temi e percorsi di analisi diversi. In particolare, le riflessioni sulla «politica totalitaria» appaiono meritevoli di sviluppi e approfondimenti. Benché il tema non occupi un posto centrale nei Quaderni, vi appare a più riprese e in contesti tematici differenti, e definisce uno dei campi di applicazione della teoria dell’egemonia. L’analisi gramsciana dello stato totalitario è una delle piú ricche e originali tra quelle coeve. Essa prende in esame non solo le trasformazioni del sistema istituzionale e delle forme della politica. Non meno essenziali sono i processi che investono la «personalità» individuale e gli sviluppi di un «nuovo tipo umano», così come la militarizzazione della politica e le ambizioni imperialiste.
Parole chiave: Antonio Gramsci, fascismo, totalitarismo, storiografia.
Beyond the anti-fascist paradigm. Gramsci and the interpretations of fascism
In spite of its great relevance, Gramsci’s interpretation of fascism has been studied in depth only since the 1970s. During these years, many scholars have highlighted the great richness of that interpretation, underscoring its original conclusions: Fascist participation in reorganizing transnational Capitalism; mobilization of the masses; the novelty of the political and institutional structures of the Fascist State; deep connections to the long-term dynamics of Italian history. In recent years, some scholars have drawn attention to different topics: in particular, Gramsci’s reflections on «totalitarian politics» are worthy of in-depth research. Although the subject is not so crucial in the Prison Notebooks, it is mentioned in several paragraphs and in different thematic settings, including the theory of hegemony. During the 1930s, Gramsci’s interpretation of the totalitarian State was one of the richest and most original. Gramsci examined not only institutional change and the new political system, but also the transformations that affected individual «personality,» the evolution of «new types of humanity,» the militarization of politics, and imperialistic ambition.
Keywords: Antonio Gramsci, fascism, totalitarianism, historiography.
Opinioni e Dibattiti
Giovanna Cigliano , pp. 1041-1064
La Rivoluzione russa cento anni dopo: (in)attualità e (in)evitabilità del 1917
Il saggio si sofferma sul dibattito intorno al 1917 sviluppatosi in occasione del centenario. Unanime è il riconoscimento dell’impatto epocale e globale della Rivoluzione russa sulla storia del XX secolo. In Occidente si è discusso in modo particolare della attualità/inattualità della rivoluzione, mentre nella Russia di Putin, nel contesto di un forte impegno dei vertici dello Stato volto a stimolare la coscienza patriottica attraverso l’uso pubblico della storia, l’anniversario ha messo in evidenza la difficoltà di costruire una memoria storica condivisa intorno a una vicenda della storia nazionale ancora fortemente divisiva. Il paragrafo conclusivo discute il tema della necessità/contingenza storica in relazione alle due fasi del processo rivoluzionario, il Febbraio e l’Ottobre, prendendo in esame alcune linee interpretative presenti nella storiografia russa e anglo-americana.
Parole chiave: Rivoluzione russa, storiografia, uso pubblico della storia, centenario del 1917.
One hundred years after the Russian revolution: The (non-)topicality and (non-)evitability of 1917
This essay focuses on the debate concerning the revolutionary year 1917 that has developed in connection with its centennial. Recognition of the epoch-making, global impact exerted by the Russian revolution in twentieth-century history has been unanimous. While the question concerning the topicality or non-topicality of the Revolution has been particularly under discussion in Western countries, in Putin’s Russia, within the context of a strong commitment by the public authorities to foster a patriotic consciousness through the public use of the past, the anniversary has underscored the difficulty of constructing a shared historical memory around such a still divisive watershed in national history. The concluding paragraph addresses the theme of the historical necessity or contingency of the actual course of events in the two main phases of the revolutionary process – the February Revolution and the October Revolution – while making reference to recent interpretative trends in Russian and Anglo-American historiography.
Keywords: Russian revolution, historiography, public use of history, 1917 centennial.
Il presente come Storia
Maria Chiara Cantelmo , pp. 1065-1096
La «Generazione d’Oro» dalla comunità religiosa al colpo di Stato. Un profilo storico-politico del movimento di Fethullah Gülen
È attualmente impossibile stabilire con certezza se il movimento di Gülen abbia effettivamente costituito in Turchia un’organizzazione parallela di natura terroristica, responsabile del fallito golpe del 15 luglio 2016. Tuttavia, si può sostenere che si tratti di un movimento pienamente politico, capace di diffondere la sua ideologia ed accrescere la sua influenza grazie a una rete di scuole, istituti finanziari, mezzi di comunicazione e associazioni della società civile diffusi in tutto il mondo. La storia di Hizmet e la biografia di Fethullah Gülen mostrano come, sin dagli anni Sessanta, il movimento sia stato in grado di adattarsi alle opportunità fornite dal contesto nazionale e internazionale, inscrivendosi in una particolare tradizione dell’Islam turco e stabilendo rapporti di prossimità con il potere politico. Il movimento gülenista ha raggiunto il massimo successo all’inizio del XXI secolo, quando si è impegnato insieme al Partito della Giustizia e dello Sviluppo nella promozione di un modello di Islam moderato e democratico, con l’appoggio degli Stati Uniti. La rottura maturata tra Gülen e Erdoğan dopo il 2010 da una parte, e l’involuzione autoritaria del regime dell’Akp dall’altra, suggeriscono di valutare lo sviluppo dell’Islam politico turco e l’attuale situazione politica alla luce di caratteristiche strutturali, dinamiche ricorrenti e cambiamenti radicali che si sono manifestati in particolar modo tra il 1980 e il 2002.
Parole chiave: movimento di Gülen, Generazione d’Oro, Partito della giustizia e dello sviluppo, Islam turco, regime di golpe continuo.
The «Golden Generation,» from religious community to coup d’etat. A historical/political profile of Fethullah Gülen’s movement
It is currently impossible to state with certainty whether the Gülen movement actually created a parallel State or a terrorist organization responsible for Turkey’s failed coup on 15 July 2016. Nevertheless, we may argue that Hizmet is a fully political movement, capable of spreading its ideology and growing its influence through a worldwide network of schools, financial institutions, the mass media, and civil society organizations. Hizmet’s history and Gülen’s biography show how the movement has managed to adapt to the opportunities offered by national and international conditions since the 1960s, while embracing a specific tradition of Turkish Islam and establishing a close relationship with political power. The Gülen movement achieved its greatest success in the early twenty-first century, when it engaged in promoting moderate and democratic Islam, alongside the Justice and Development Party and with support from the United States. The break between Gülen and Erdoğan after 2010 – and the authoritarian shift of the Akp regime – leads us to consider the development of Turkish political Islam and the current situation in light of some structural features, recurring dynamics and radical changes taking place in particular between 1980 and 2002.
Keywords: Gülen movement, Golden Generation, justice and development party, Turkish Islam, continuous coup regime.
Ricerche
Marco Soresina , pp. 1097-1131
Le memorie dei funzionari di polizia italiani nell’età liberale in una prospettiva comparata
L’articolo analizza diversi esempi di memorie di poliziotti scritte per il pubblico e apparse in Italia tra la metà dell’Ottocento e gli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale, confrontandole con la ben più vasta produzione di questo tipo che si registrò in Gran Bretagna e in Francia. L’interesse non è rivolto al contenuto informativo di questi prodotti, quanto piuttosto alla circolazione dei paradigmi espositivi e dei temi narrativi presenti in questo “genere” letterario, per rilevarne dapprima la derivazione dal modello della nascente letteratura di intrigo e di indagine, e poi per evidenziarne l’autonomo sviluppo. Tale evoluzione, tuttavia, appare compiutamente realizzata ai primi del XX secolo soprattutto nel mondo britannico e francese, mentre è assai più debole in Italia, dove la memorialistica non ha trovato l’appoggio degli editori anche a seguito di qualche disavventura giudiziaria. Affermatosi come genere autonomo, quello delle memorie di poliziotti diviene uno strumento culturale importante per accompagnare la professionalizzazione della polizia, e per migliorare l’immagine della polizia presso il pubblico.
Parole chiave: memorialistica; polizia; memorie di poliziotti; letteratura poliziesca; immagine della polizia
Memoirs of Italian police officers in the liberal age: a comparative perspective
The article analyzes several examples of police memoires written for the public and appearing in Italy between the mid-nineteenth century and the years immediately following the First World War, comparing them with the much larger production of this kind recorded in Great Britain and France. The article focuses not on the information in these memoirs, but rather on the circulation of the paradigms of exposition and the narrative themes present in this literary genre, in order first to assess its derivation from the model of the emerging literature of intrigue and investigation, and then to highlight its autonomous development. This evolution appears to have been fully completed in the early twentieth century, especially in Great Britain and France, while it is much weaker in Italy, where the memoirs of policemen did not find the support of publishers, even after some judicial misadventures. The police memoir, once affirmed as an autonomous genre, became an important cultural tool to accompany the professionalization of the police, and to improve the police’s public image.
Keywords: memoirs; police; memoirs of policemen; police literature; police image
Elisa Rogante , pp. 1133-1165
«Un libro per ogni compagno». Le case editrici del Pci dal 1944 al 1953
Il libro rivestì un ruolo cruciale nel quadro della politica culturale del Pci. L’impegno del vertice comunista sul terreno della cultura riguardò infatti anche la creazione di case editrici, di un organismo di distribuzione del libro, della stampa e della propaganda di partito, così come la tessitura di una rete di rapporti con il settore editoriale italiano, con l’intento di veicolare una precisa concezione di cultura e di assicurare al partito una solida identità. Ricostruendo l’attività della Società editrice l’Unità, delle Edizioni Rinascita, delle Edizioni di cultura sociale e del Centro diffusione stampa, l’articolo prende in esame la produzione e i meccanismi di diffusione dell’editoria del Pci, e si confronta con i processi di costruzione e diffusione della sua cultura politica dalla «svolta di Salerno» del 1944 fino alla nascita degli Editori Riuniti nel 1953, la piú nota e compiuta casa editrice del Pci, che segna l’inizio di una nuova stagione per l’editoria comunista.
Parole chiave: Pci, politica culturale, case editrici, Editori Riuniti, Centro diffusione stampa.
«A book for every comrade.» The Italian Communist Party’s publishing houses from 1944 to 1953
Books played a crucial role within the framework of the Italian Communist Party’s cultural policy. The party leadership’s commitment in the cultural field involved the creation of publishing houses, a distribution system for books, press and party propaganda, as well as the weaving of a network of relationships with the Italian publishing sector, with the aim to convey a precise model of culture and to provide the party with a strong identity. By reconstructing the activity of Società editrice l’Unità, Edizioni Rinascita, Edizioni di cultura sociale, and Centro diffusione stampa, this article examines book production and the mechanisms of distribution in Communist publishing, and investigates the processes of constructing and spreading its political culture from the «Salerno Turn» of 1944 to the birth of Editori Riuniti in 1953, which marks the beginning of a new season in communist publishing.
Keywords: Italian Communist Party, cultural policy, publishing houses, Editori Riuniti, Centro diffusione stampa.
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