Numero 3
luglio - settembre 2018 anno 59

Sommario e abstract degli articoli

Per Giuseppe Giarrizzo

In queste pagine si ricostruisce il contributo fondamentale e innovativo dato da Giuseppe Giarrizzo agli studi sul Settecento europeo, italiano, siciliano. L’attenta lettura congiunta delle sue note autobiografiche, dei suoi lavori – particolarmente ma non solo settecenteschi –, del suo epistolario e dei documenti del suo archivio mostra come l’interesse per il XVIII secolo e per l’età moderna fosse presente fin dai primi studi condotti sotto la guida di Santo Mazzarino. Storia dell’antico, storia delle religioni e storiografia sono rimaste costantemente intrecciate nelle sue ricerche. Anche per questo nel «suo» Settecento ci sono, naturalmente, le idee dei Lumi ma anche e soprattutto la storia del potere e della formazione delle classi dirigenti; ci sono la massoneria, le riforme e la questione meridionale, in una ricostruzione che non guarda solo dall’Europa all’Italia del Sud ma dall’Italia del Sud all’Europa, dimostrando la vitalità straordinaria della sua storia e della sua vita culturale. In appendice si pubblica una lettera molto significativa di Giarrizzo sull’Illuminismo e sugli studi settecenteschi e uno scambio di idee avuto con Giuseppe Galasso a proposito dei rapporti tra storia e antropologia molto importante per comprendere ancora meglio la sua concezione e della storia e del Mezzogiorno.

Parole chiave: Giuseppe Giarrizzo, Illuminismo, Europa, Mezzogiorno, Settecento

 

Enlightenment, Europe, and the South: Giuseppe Giarrizzo’s eighteenth century

This article retraces Giuseppe Giarrizzo’s crucial and innovative contribution to research on the eighteenth century in Europe, Italy, and Sicily. A careful analysis of his autobiographical notes, his works (mainly, but not only, on the eighteenth century), and his letters and papers from his personal archive, shows that his interest in the history of the eighteenth century and of the early modern age arose from his initial inquiries carried out under the supervision of Santo Mazzarino. The history of classical antiquity, the history of religions, and historiography are constantly intertwined in his research. This is one of the reasons why «his» eighteenth century features, of course, the ideas of the Enlightenment, but also – and especially – the history of power relations and the making of the ruling classes; it also includes Freemasonry, reforms and the «Southern question», with a gaze that looks not only from Europe to Southern Italy, but from Southern Italy to Europe, thus showing the extraordinary vitality of its history and its cultural life. In the appendix, we publish a very meaningful letter by Giarrizzo on the Enlightenment and on eighteenth century studies, as well as some piece of correspondence with Giuseppe Galasso about the relationships between history and anthropology, which proves very useful for gaining a better understanding of his view of both history and the Mezzogiorno.

Keywords: Giuseppe Giarrizzo, Enlightenment, Europe, Southern Italy, 18th century

Questo contributo si sofferma sul rapporto di Giuseppe Giarrizzo con il mestiere di storico, vissuto, sulla scia della lezione crociana, con una forte tensione civile, sorretta da una costante riflessione sull’epoca contemporanea da cui attingere domande e consapevolezza del proprio ruolo, e da una rigorosa pratica filologica. Il cuore dell’articolo è costituito dall’esame di una monografia di storia locale, Un comune rurale della Sicilia etnea. Biancavilla. 1810-1860, che segna – negli anni Sessanta – la sua «conversione» alla storia siciliana. Biancavilla offre al Nostro l’occasione per ampliare l’ambito della sua ricerca dalla storia culturale a quella sociale ed economica, e diviene il terreno di sperimentazione di un paradigma di «storia politica» cui lo studioso resterà sostanzialmente fedele durante tutta la sua attività scientifica. La politica, il primato della politica, è nei suoi studi il livello che tiene insieme gli aspetti piú vari del passato, conferendo loro senso ed identità. Con questo approccio viene letta la sua esplicita «passione» per lo studio del «potere» e l’opzione per una storia «generalista» (il termine è di Giarrizzo), che appunto attorno alla dimensione politica definisca gerarchie e momenti forti dell’interpretazione storiografica.

Parole chiave: Giuseppe Giarrizzo, storia, politica, filologia

 

Giuseppe Giarrizzo, politician and historian. A «conversion» in Sicily

The essay focuses on Giuseppe Giarrizzo’s relationship with the profession of historian, a relationship experienced, in the wake of the lessons of Croce, with a strong civil tension, supported by constant reflection on the contemporary era from which to draw questions and awareness of one’s own role, and by a rigorous philological practice. The heart of the article consists of an examination of a monograph of local history, Un comune rurale della Sicilia etnea. Biancavilla. 1810-1860, marking – in the 1960s – his «conversion» to Sicilian history. Biancavilla offers Giarrizzo the opportunity to broaden the scope of his research from cultural to social and economic history, and becomes the grounds for experimentation of a paradigm of «political history» to which the scholar will remain substantially faithful throughout his scientific activity. In his studies, politics – the primacy of politics – is the level that holds together the most varied aspects of the past, giving them meaning and identity. It is with this approach that we read his explicit «passion» for the study of «power», and the option for a «generalist» history (the term is Giarrizzo’s) defining hierarchies and strong moments of historiographical interpretation precisely around the political dimension.

Keywords:  Giuseppe Giarrizzo, history, politics, philology

Giuseppe Giarrizzo presenta una lettura originale e documentata della massoneria settecentesca, vista come pagina di storia culturale europea interna ai Lumi i cui centri geografici mutano a seconda del prevalere nei diversi periodi di ordini e riti massonici diversi. Si tratta di una pagina interna a una lettura dei Lumi doppiamente storicizzante, dall’Illuminismo come momento identitario specifico del Settecento che si esaurisce negli anni Settanta all’idea di Illuminismo che evolverà nei secoli XIX-XX dal fondamento di una cultura umanistica tedesca in Dilthey, al razionalismo francese in Lanson e alla ricerca di un improbabile Illuminismo radicale in area anglofona.

Parole chiave: Giuseppe Giarrizzo, massoneria, associazionismo volontario, società segrete, Illuminismo

 

Freemasonry in the eighteenth century and the world of the Enlightenment

Giuseppe Giarrizzo offer an original and documented reading of freemasonry in the eighteenth century as a page of European cultural history within the Enlightenment, whose geographical centres vary according to the Masonic orders and rites prevailing in the different periods. This is a doubly historical reading of the Enlightenment: from the Enlightenment as a specific historical identity that had been spent by the 1770s, to the Idea of Enlightenment that was to evolve in the nineteenth and twentieth centuries from the foundation of a humanistic German culture in Dilthey; to the French rationalism in Lanson; and to the search for an unlikely radical Enlightenment in the English-speaking area.

Keywords:  Giuseppe Giarrizzo, Freemasonry, friendly secret societies, Enlightenment

Si ricorda in questo contributo il profilo di intellettuale europeo di Giuseppe Giarrizzo, legato agli anni trascorsi in Francia, in Olanda, in Inghilterra, ma anche al suo modo di affrontare la storia della Sicilia. A Catania si sentiva a casa sua, e poteva anche portare sulla Sicilia e sulla sua città uno sguardo che, pure distante e spesso critico, rimaneva familiare, e nello stesso tempo arricchito da tutte le esperienze accumulate all’estero. La chiave che ci permette di capirlo, e di seguire il suo percorso è proprio nel rifiuto di scegliere fra le varie esigenze e potenzialità che portava in lui. Le sue ricerche storiche si organizzavano fra due poli. Da una parte, la cultura europea del Settecento, nel suo periodo di splendore e d’innovazione maggiore. Dall’altra, la Sicilia i cui vari passati, il presente e il futuro costituivano il cuore delle sue preoccupazioni e mobilitavano la sua attenzione. Un grande intellettuale europeo, di sicuro uno dei piú grandi della seconda metà del Novecento.

Parole chiave: Giuseppe Giarrizzo, Sicilia, cultura europea

 

Giuseppe Giarrizzo, Sicilian and European intellectual

This paper outlines Giuseppe Giarrizzo’s profile as a European intellectual, by considering the years he spent in France, the Netherlands and England, but also his way of dealing with the history of Sicily. In Catania he felt at home and could look at Sicily and at his hometown with a familiar gaze; yet, at the same time, his gaze was distant and analytical, shaped by his experiences abroad. The key to understanding him, and to following in his path, lies precisely in the refusal to opt for just one of the various needs and potentials he brought with him. His historical research focused essentially on two main topics: on the one hand, the European culture of the eighteenth century, a period of great splendour and innovation; on the other hand, Sicily, whose several pasts, present and future were at the heart of his concerns and called his attention. He was a great European intellectual, certainly one of the greatest of the second half of the twentieth century.

Keywords:  Giuseppe Giarrizzo, Sicily, European culture

Opinioni e Dibattiti

L’articolo affronta la questione dei rapporti tra alfabetismo, stampa e religione nell’Europa dell’età moderna, e analizza il riposizionamento storiografico degli ultimi decenni, che ha rimesso in discussione l’immagine accreditata per secoli di un’Europa durevolmente segnata dalle divisioni tra cattolici e protestanti anche per quanto riguardava i libri e le capacità di lettura. Rispetto a una produzione recente caratterizzata da toni ecumenici, e incline a enfatizzare analogie, connessioni e scambi tra i diversi orizzonti confessionali, il lavoro si propone di ritracciare in controtendenza una geografia delle differenze. Le peculiarità della situazione italiana e di quella iberica sono messe a fuoco in modo specifico attraverso la riconsiderazione di due temi chiave: le implicazioni della lettura individuale della Bibbia in lingua volgare e il ruolo dei catechismi..

Parole chiave: alfabetizzazione, letture, religione, revisionismi

 

Literacy, books and religious boundaries. Interpretations to be re-discussed

The article analyzes how in recent decades early modern historians have been dealing with the relationship between literacy, religion, and the press in the sixteenth-eighteenth centuries, and how they have been rethinking and reshaping the centuries-long pattern marked by the dramatic division between Catholics and Protestants – a rift that among other things was to affect books and reading skills. Questioning the recent, more conciliatory historiography, which is inclined to emphasize similarities, connections and exchanges between the two sides, this paper aims to design (or, better, redesign) what we could call a «geography of differences». By focusing on the Italian and Iberian peninsulas and their particular features, two key issues are reconsidered and reinterpreted: the first is the individual reading of the vernacular Bible with all it entailed; the second is the role of catechisms in literacy processes.

Keywords:  literacy, readings, religion, revisionism

Ricerche

Il Compendio de le Istorie del Regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio (pubblicato postumo nel 1539) è la prima ricostruzione complessiva della storia del Regno. È un testo molto compatto ideologicamente, dettato dalla convinzione che il Mezzogiorno sia stata sempre stato caratterizzato da un’insita instabilità politica. Nonostante la sua importanza, non esistono molti studi sulle fonti usate, che servono a farci capire il metodo di lavoro e le effettive idee dell’autore. In questo articolo si indagano le fonti usate per ricostruire le vicende di Alfonso il Magnanimo: le principali sono il De Europa di Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II) e il De dictis et factis Alphonsi regis di Antonio Beccadelli (Panormita), probabilmente nella versione commentata dallo stesso Piccolomini. Sorprendentemente manca Bartolomeo Facio, autore dell’opera storiografica piú ampia sul re aragonese.

Parole chiave: storiografia umanistica, Pandolfo Collenuccio, Alfonso il Magnanimo, Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II)

 

«De le cose piú degne li piú importanti capi, da molti illustri scrittori estratti». On the sources of the Compendio di Pandolfo Collenuccio for the Aragonese age

The Compendio de le Istorie del Regno di Napoli by Pandolfo Collenuccio (published posthumously in 1539) is the first complete historical reconstruction of the Kingdom. It is an ideologically compact text dictated by the conviction that the Mezzogiorno has always been characterized by an inherent political instability. Despite its importance, there are few studies on its sources: these can help us understand the working method and the author’s ideas. This paper investigates the sources relating to the life of Alfonso the Magnanimous: the main ones are De Europa by Enea Silvio Piccolomini (Pope Pius II) and De dictis et factis Alphonsi regis by Antonio Beccadelli (Panormita), probably in a version with comments by Piccolomini himself. Surprisingly absent is the work by Bartolomeo Facio, who authored the most extensive historiographical work on the Aragonese king.

Keywords:  humanistic historiography, Pandolfo Collenuccio, Alfonso the Magnanimous, Enea Silvio Piccolomini (Pope Pius II)

Il testo analizza il ruolo del Partito comunista francese nelle colonie dell’Africa subsahariana occidentale e i suoi rapporti con il piú grande partito dei domini francesi nel continente africano, il Rassemblement démocratique africain (Rda), tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta. Lo studio delle relazioni tra le due forze politiche è osservato dal punto di vista degli stessi comunisti francesi: l’influenza delle dinamiche transnazionali della guerra fredda sulla società delle colonie dell’Africa occidentale francese, in particolare della Costa d’Avorio, si basa sui documenti conservati negli archivi del Partito comunista. La visione estrapolata da queste carte fornisce una nuova prospettiva storiografica riguardo all’impegno dei comunisti francesi in Africa e ad alcuni personaggi chiave del panorama politico africano, come Félix Houphouët-Boigny, leader dell’Rda e futuro presidente della Costa d’Avorio.

Parole chiave: Partito comunista francese, Rassemblement démocratique africain, Africa occidentale francese, Costa d’Avorio, Félix Houphouët-Boigny, colonialismo francese

 

The French Communists and the Rassemblement Démocratique Africain in the archives of the PCF (1946-1951)

The text analyzes the role of the French Communist Party in the colonies of western Sub-Saharan Africa, and its relations with the largest political party of French dominions on the African continent, the Rassemblement Démocratique Africain (RDA), between the late 1940s and early 1950s. The relations between the two political forces are observed from the point of view of the French communists themselves: the influence of Cold War transnational dynamics on the society of French West Africa, in particular the Ivory Coast, is based on the documents kept in the archives of the Communist Party. The vision extrapolated from these papers provides a new historiographic perspective on the commitment of French communists in Africa and on some key figures on the African political landscape, such as Félix Houphouët- Boigny, RDA leader and future president of the Ivory Coast.

Keywords:  French Communist Party, Rassemblement Démocratique Africain, French West Africa, Ivory Coast, Félix Houphouët-Boigny, French colonialism

Le questioni pittoriche, sebbene marginali per il Partito comunista italiano a cavallo tra i tardi anni Quaranta e gli anni Cinquanta, consentono di cogliere l’evoluzione del rapporto tra uomini di cultura e organi di partito, il ruolo di intellettuali militanti nel discutere e proporre alternative alla politica culturale ufficiale del partito e le dinamiche esistenti tra il centro e la periferia, per via della contestazione intellettuale sorta a Milano e innescata da una compagine di artisti fedeli alla causa del Pci. Il saggio ripercorre le vicende dei pittori e dei critici comunisti milanesi (principalmente Treccani, De Grada, Mucchi, De Micheli, Fumagalli) raccoltisi per un certo periodo intorno rivista «Realismo» (1952-1956), che tentò di non deviare rispetto alla linea meridionalista e storicista neppure quando questa fu messa in discussione dal partito a favore di un’apertura a livello artistico, in risposta alla nuova necessità di ampliare le alleanze sul piano politico e sociale. Lo studio delle polemiche intercorse tra gli artisti milanesi e i portavoce ufficiali della politica culturale comunista (in particolare Antonello Trombadori) dimostrano da un alto che l’orientamento realista promosso dal Pci fu il risultato di una continua opera di mediazione tra i funzionari e gli artisti, dall’altro che il mancato aggancio con la nuova impostazione culturale da parte del gruppo milanese era a tutti gli effetti indice di un giudizio politico sulle linee di intervento imposte da Roma.

Parole chiave: intellettuali, politica culturale, realismo, Pci milanese, Antonello Trombadori

 

Painters and politicians. Communist cultural politics and the debate over realism between Milan and Rome (1948-1956)

Artistic issues, although marginal for the Italian Communist Party between the late 1940s and the 1950s, allow us to understand not only how the relationship between men of culture and the party changed over time, but also the role of militant intellectuals in debating and offering alternatives to the Party’s official cultural policy and the dynamics between centre and periphery, through the intellectual challenge issued by a group of Milanese artists loyal to the PCI cause. The essay recalls the case of Milanese Communist painters and art critics (mainly Treccani, De Grada, Mucchi, De Micheli, Fumagalli) gathering for a certain period of time around the periodical Realismo (1952-1956), which tried not to deviate from the Meridionalist and historicist party line even after it had been called into question by a PCI now in favour of artistic openness in response to new requirements of broader political and social alliances. The research on the controversies between the Milanese artists and the official spokespersons of the Communist cultural policy (especially Antonello Trombadori) demonstrates on the one hand that the Realist cultural tendency supported by the PCI resulted from an ongoing mediation between party officials and artists, and on the other that the lack of approval for the new cultural approach by the Milanese group was certainly indicative of a political judgement on the lines of action dictated by Rome.

Keywords:  intellectuals, cultural politics, realism, PCI in Milan, Antonello Trombadori

Il presente articolo indaga la costruzione della corrente Primavera, creata nel 1954 da Giulio Andreotti. Il politico romano cercò cosí di resistere all’azione accentratrice di Fanfani, propenso a cancellare i vari potentati locali Dc considerati troppo indipendenti dal potere centrale. Andreotti cercò allora, specie dopo il Congresso di Napoli, di costruire una struttura nazionale partendo dal suo collegio elettorale, vale a dire il Lazio. Qui era stato eletto deputato alla Costituente nel 1946 ma soprattutto dopo la chiamata di De Gasperi all’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio aveva creato una vasta rete di relazioni con i rappresentanti locali della Dc. Andreotti divenne cosí il tutore del territorio laziale, riuscendo a inserire le province meridionali nell’area di intervento della Cassa del Mezzogiorno e sostenendo le richieste del mondo contadino in materia di riforma dei patti agrari. Su questa base Andreotti conquistò una supremazia nettissima nel Lazio, facendone la base per la creazione della sua rete nazionale. Grazie alla corrente, Andreotti riuscí ad avere un ruolo piú incisivo negli equilibri interni alla Dc, come dimostra l’elezione di Moro a segretario al Congresso di Firenze del 1959 grazie ai suoi voti. Moro gestí il partito in modo diverso, portandolo unito al centro-sinistra e finendo per legare a sé lo stesso Andreotti.

Parole chiave: Giulio Andreotti, Democrazia cristiana, correnti politiche, consenso locale

 

Giulio Andreotti, Lazio and «Primavera». From local entrenchment to currents in the Dc (1946-1964)

This essay investigates the construction of the «Primavera» current, created in 1954 by Giulio Andreotti, within the Christian Democrat party. The Roman politician aimed to resist the centralizing drive by Amintore Fanfani, who was attempting to erase the various local Christian Democratic power bases, deemed too independent of the Party’s central power. Andreotti therefore sought – especially following the Party Congress in Naples – to build a national structure starting from his own constituency, i.e. Lazio. Here he had been elected to the Constituent Assembly in 1946 and here, once Alcide De Gasperi called him to the position of undersecretary to the Presidency of the Council of the Minsters, he had created a vast network of relations with local representatives of the Democrazia Cristiana. Andreotti thus became a kind of «Guardian of the Territory» for Lazio, succeeding in including that Regione’s southern provinces within the intervention area of the Cassa del Mezzogiorno, and supporting the demands by the farming world with regard to reforming the agricultural pacts. On this basis, Andreotti gained a very clear supremacy in Lazio, making it the springboard for creating its national network. Thanks to the «Primavera» current, Andreotti acquired a more incisive role within the D.C. internal affairs: Aldo Moro was elected Party Secretary at the 1959 Florence Congress thanks to its votes. Moro led the Party differently and in a new direction, shepherding it to the Centre-Left Coalition Government.

Keywords:  Giulio Andreotti, Christian Democratic Party, political currents, local consent

Tra la fine del 1958 e i primi mesi dell’anno successivo la Democrazia cristiana attraversò una crisi interna tanto grave da condurla, secondo un’opinione all’epoca diffusa, sull’orlo della scissione. Attraverso l’impiego di fonti archivistiche in gran parte inedite, il saggio ne ricostruisce origine, caratteri e sviluppi intorno al nodo cruciale dei contrasti tra la segreteria del partito e l’esecutivo, guidati da Amintore Fanfani, e una frangia piuttosto estesa della rappresentanza parlamentare democristiana che, in modo occulto o palese, si oppose sia alla linea di centrosinistra, sia al metodo di governo adottati dal leader aretino, sino a provocarne le duplici dimissioni. Tra i principali aspetti trattati spicca quello delle tensioni che in questa fase lacerarono la corrente maggioritaria di «Iniziativa democratica», prossima a dividersi definitivamente nei tronconi fanfaniano e doroteo, nel corso della riunione del Consiglio nazionale alla Domus Mariae che il 16 marzo del 1959 avrebbe portato Aldo Moro al vertice della Dc.

Parole chiave:  Democrazia cristiana, Gruppo parlamentare, governo di partito, Amintore Fanfani, Centro-sinistra

 

Against Fanfani. Party and parliamentary representation in the 1958-59 Christian Democratic crisis

Between late 1958 and the first months of the following year, the Christian Democratic Party went through a crisis so serious as to lead it, according to widespread opinion at the time, to the brink of a rift. Employing to a large extent unpublished archival sources, this essay reconstructs its origin, features, and developments around the key node of the contrasts between the Party’s secretariat and the executive – both led by Amintore Fanfani – and a rather large fringe of the Christian Democratic parliamentary representation that, covertly or overtly, raised opposition against both the centre-left line and the method of government adopted by the leader from Arezzo, until provoking his double resignation. Standing out among the aspects dealt with are the tensions that lacerated the majority current, Iniziativa democratica, during this phase, leading up to the final rift into the «Fanfaniano» and «Doroteo» factions during the meeting of the National Council at the Domus Mariae which, on 16 March 1959, was to elect Aldo Moro to lead the Dc.

Keywords:  Christian Democratic Party, parliamentary group, party government, Amintore Fanfani, Center-left 

Note critiche
Elenco dei fascicoli pubblicati dal 2010
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