Numero 1
gennaio - marzo 2018 anno 59

Sommario e abstract degli articoli

Secondo un modello di lunghissima durata, l’identità italiana è apparsa il frutto di una tradizione letteraria. Accanto a essa tuttavia dovremmo tener presenti altri due fattori, radicati agli inizi dell’età moderna: la formazione di una lingua volgare «comune», avente finalità non letterarie ma comunicative, e la compresente permanenza dell’uso della lingua latina. Nei primi decenni del Cinquecento è possibile verificare come una sigla identitaria dell’Italia sia rappresentata dalla cultura umanistica, e quindi dalla conoscenza e da un uso competente della lingua latina, mentre nel periodo della Controriforma la lingua latina si identifica con la Chiesa cattolica, e quindi con la pratica quotidiana del mondo dei fedeli italiani. L’unità culturale italiana è giocata su piani diversi e contradditori.

Parole chiave: identità italiana, tradizione letteraria, lingua volgare comune, cultura umanistica, Chiesa cattolica.

 

The many languages of an imagined community. On the Italian multilingualism of the early modern age

According to a very long-lasting model, Italian identity has appeared to be the result of a literary tradition. However, we should bear in mind two other factors, rooted in the early modern age: the making of a «common» vernacular language, having not literary but communicative aims, and the simultaneous key role of the Latin language. During the first decades of the sixteenth century, it may be seen how Italian identity was shaped by the knowledge and a competent use of the Latin language, while during the Counter-Reformation the use of the Latin language was identified with the Catholic Church, and thus with daily religious practice. Therefore, Italian cultural unity played out on different and contradictory levels.

Keywords:  Italian identity, literary tradition, «common» vernacular language, humanistic culture, Catholic Church.

Il processo milanese contro gli untori del 1630 ci è noto attraverso la lettura illuministica di Pietro Verri e la rilettura cattolica e romantica di Manzoni. È rimasta ignota finora la fortuna che quel processo aveva avuto nell’età della Controriforma. Ma perché Manzoni dedicò tanto interesse a quella vicenda? La tesi di questo lavoro è che dietro la peste del Seicento Manzoni vedeva in realtà un’altra peste, quella che aveva infettato le menti di un popolo intero nella Francia del Terrore. Lo mostra una citazione poi scomparsa del Fermo e Lucia, della cui importanza stranamente nessuno si è accorto. Rileggere da questo punto di vista la Storia della colonna infame permette di capire perché questa seconda opera fosse per Manzoni strettamente legata al romanzo. Le sentenze dei giudici della Colonna infame e quelle dei tribunali parigini del Terrore erano legate per l’autore da uno stesso filo. All’origine di tutto c’era quella che possiamo definire la «sindrome del complotto», l’ossessione del nemico nascosto come una forza capace di scardinare la società e le regole del diritto. Un tema attuale nell’Europa della metà dell’Ottocento, un problema che inquietò a lungo la riflessione di Alessandro Manzoni davanti al fenomeno della rivoluzione come grande movimento di popolo.

Parole chiave: peste, Terrore, Rivoluzione francese, sindrome del complotto.

 

Manzoni, the plague, and the Terror. Conspiracy and history in chapter XXXI of Promessi sposi

Books The Milan trial of the plague-spreaders of 1630 is known to us through the Enlightenment reading by Pietro Verri and through Manzoni’s Catholic and romantic reinterpretation. The fortune the trial had in the age of the Counter- Reformation has remained unknown. But why did Manzoni dedicate so much interest to this affair? The thesis of this work is that behind the seventeenth-century plague, Manzoni actually saw another one, the one that had infected the minds of an entire people in France during the Terror. This is shown by a quotation that later disappeared from Fermo e Lucia, the importance of which strangely went unnoticed. Rereading Storia della colonna infame from this perspective allows us to understand why, for Manzoni, this second work was closely related to the novel. For the author, the sentences of the Judges of the Column of Infamy, and those of the Parisian tribunals of the Terror, were linked by the same thread. At the origin of everything there was what we may define as the «conspiracy syndrome,» the obsession with the hidden enemy as a force capable of undermining society and the rule of law. A current theme in Europe in the mid-nineteenth century, it was a problem that long disturbed the reflection of Alessandro Manzoni in the face of the phenomenon of revolution as a great movement of the people.

Keywords:  plague, Terror, French Revolution, conspiracy syndrome.

Il saggio delinea la figura di Gerardo Marotta, «ultimo giacobino», a partire dagli anni del dopoguerra, caratterizzato dall’impegno politico a Napoli nelle file del Partito comunista italiano e del gruppo di studio «Antonio Gramsci». Quest’ultimo finí per entrare in rotta di collisione con la linea del partito, il che provocò a sua volta la fuoriuscita di Marotta dal Pci nel 1954. Negli anni successivi egli si occupò con grande successo del suo studio legale, ricavandone i mezzi per costituire una biblioteca di migliaia di volumi, esercitando peraltro una significativa influenza, a partire dal 1967-68, sul gruppo napoletano della Sinistra universitaria. A metà degli anni Settanta Marotta fondò l’Istituto italiano per gli studi filosofici, destinato a diventare uno straordinario polo culturale, centro di valorizzazione e diffusione della cultura, non solo umanistica, ormai pienamente riconosciuto sul piano internazionale.

Parole chiave: Gerardo Marotta, Napoli nel dopoguerra, Partito comunista italiano, Gruppo Gramsci, Istituto italiano per gli studi filosofici.

 

Gerardo Marotta, a European patriot from Naples

This essay outlines the figure of Gerardo Marotta, «the last Jacobin,» starting from the post-war years, characterized by his political commitment in Naples in the ranks of the Italian Communist Party and the Antonio Gramsci study group. The latter ended up on a collision course with the party line, which in turn resulted in Marotta’s exit from the PCI in 1954. In the following years, he worked with great success in his law firm, obtaining the means to create a library of thousands of volumes, while exercising a significant influence, starting from 1967-68, on the Neapolitan group of Sinistra Universitaria. In the mid-seventies, Marotta founded Istituto italiano per gli studi filosofici, which was to become an extraordinary cultural centre, now fully recognized internationally, for the enhancement and dissemination of culture, humanistic and otherwise.

Keywords:  Gerardo Marotta, Naples after the war, Italian Communist Party, Gruppo Gramsci, Istituto italiano per gli studi filosofici.  

Lucio Lombardo Radice, uomo del Rinascimento

Il saggio analizza la formazione antifascista di Lucio Lombardo Radice nel quadro della formazione della cerchia dei giovani intellettuali che daranno vita al Gruppo comunista romano: è qui ricostruito, sulla base di importanti documenti inediti, uno spaccato molto significativo di quella nuova generazione antifascista che si formò autonomamente in Italia nella seconda metà degli anni Trenta e che sarebbe stata in seguito tra i protagonisti nella Resistenza.

Parole chiave: antifascismo, giovani, Italia anni Trenta.

 

The anti-fascist formation of Lucio Lombardo Radice3

This essay analyses the anti-fascist formation of Lucio Lombardo Radice, as part of the formation of the circle of young intellectuals who were to bring life to the Roman Communist Group: a very significant glimpse into the new anti-fascist generation that formed autonomously in Italy in the second half of the 1930s, and that would later join the leading figures in the Resistance, is reconstructed here on the basis of important unpublished documents.

Keywords:  Anti-Fascism, young people, Italy of the 1930s.

Utilizzando il metodo regressivo (dal 1976 al 1921), il saggio analizza il rapporto tra il materialismo di Lucio Lombardo Radice e il modernismo di Ernesto Buonaiuti. Lombardo Radice fu tra i promotori del dialogo tra marxisti e cristiani, muovendo dal pensiero e dalle opere di Friedrich Engels. Le carte del suo archivio privato, versato nel 1987 alla Fondazione Istituto Gramsci, contengono molte tracce di tale dialogo: il saggio segue quella che conduce alla pubblicazione, nel 1976, di Ipotesi su Gesú di Vittorio Messori, con un’introduzione di Lombardo Radice, scritta per dimostrare che l’ateismo non era coessenziale al marxismo e, dunque, per mettere in rilievo l’insegnamento dell’uomo Gesú. Sull’essenza del cristianesimo si incentrarono anche i rapporti con Ambrogio Donini e, soprattutto, con Arturo Carlo Jemolo, suocero di Lombardo Radice. Il saggio formula l’ipotesi che, dietro i rapporti personali e famigliari e l’attitudine nei confronti della religione cristiana si celi Ernesto Buonaiuti e la sua riflessione proprio sull’Essenza del cristianesimo (1921).

Parole chiave: Lucio Lombardo Radice, materialismo, modernismo, Ernesto Buonaiuti, dialogo marxisti-cristiani.

 

Assumptions on Lucio Lombardo Radice. Materialism and modernism (from 1976 to 1921)

Using the regressive method (from 1976 to 1921), this essay analyses the relationship between the materialism of Lucio Lombardo Radice and the modernism of Ernesto Buonaiuti. Lombardo Radice was among the promoters of the dialogue between Marxists and Christians, building on the thought and works of Friedrich Engels. The papers in his private archive, conferred to Fondazione Istituto Gramsci in 1987, contain many traces of this dialogue: this essay follows the one leading to the publication, in 1976, of Vittorio Messori’s Ipotesi su Gesù, with an introduction by Lombardo Radice. This small book was written to show that Atheism was not co-essential to Marxism, and thus to highlight the teachings of a man named Jesus. The essence of Christianity was at the center of the dialogue with Ambrogio Donini and, above all, with Arturo Carlo Jemolo, Lucio Lombardo Radice’s father-in-law. This essay suggests that, behind the personal and family relationships, Lombardo Radice’s attitude towards the Christian religion was related to Ernesto Buonaiuti’s Essenza del cristianesimo (1921).

Keywords:  Lucio Lombardo Radice, materialism, modernism, Ernesto Buonaiuti, Marxist-Christian dialogue.

Il presente contributo ha come obiettivo quello di inquadrare storiograficamente l’azione di Lombardo Radice rispetto al nodo centrale della manifestazione di una contestazione nei paesi dell’Est, accorpando fonti primarie e secondarie con l’obiettivo di collocare l’azione dell’intellettuale nel piú ampio scenario dell’azione del Partito comunista italiano tra la fine degli anni Sessanta e quella del decennio successivo. Attraverso l’analisi della posizione dell’intellettuale comunista nei confronti dell’ex classe dirigente della Primavera di Praga, del dissenso sovietico e (anche se in misura minore) dell’opposizione polacca, la figura di Lucio Lombardo Radice assume un rilievo particolare nella vicenda del difficile rapporto tra dissenso dell’Est e Partito comunista italiano. Pur muovendo da una valutazione non intrinsecamente ostile all’Unione Sovietica sotto il profilo storico, come dimostrò il contegno mantenuto in occasione dell’emergere del caso Solženicyn, Lombardo Radice rappresentò per certi versi un’avanguardia del partito, un intellettuale capace di guardare al di là dello steccato ideologico imposto dal legame con l’Unione Sovietica e dalle valutazioni politiche del momento.

Parole chiave: dissenso, Cecoslovacchia, Unione Sovietica, violazione dei diritti umani.

 

Lucio Lombardo Radice and the PCI: the courage to disagree on «dissent» in the Eastern countries

This paper aims to contextualize Lombardo Radice’s political action in the broader framework of the PCI’s history and the history of the international communist movement, with respect to the rise of political protest in the Eastern countries. The main sources will be archive documents and secondary sources. Through investigation of Lombardo Radice’s position toward the former ruling class of the Prague Spring, Soviet Dissent and (though to a lesser extent) the Polish opposition, Lombardo Radice’s political particularity emerges. Although moving from a historical evaluation not intrinsically hostile to the USSR, as shown by his demeanour concerning the case of Solzhenitsyn, Lombardo Radice in certain ways represented a vanguard within the PCI, an intellectual able to overcome ideological and political boundaries, due both to ties with the USSR, and to the political situation of the time.

Keywords:  Dissent, Czechoslovakia, Soviet Union, human rights’ violation

Ricerche

Questo contributo propone un’analisi dell’episcopato lombardo alla metà del XIV secolo: una stagione peculiare, segnata da importanti trasformazioni e mutamenti non soltanto di natura politico-diplomatica. Attraverso un approccio comparativo esteso alle diocesi della provincia ambrosiana, si prova innanzitutto a riflettere sulla misura in cui fenomeni di natura politico-diplomatica (la pacificazione fra i Visconti e la Chiesa, la nomina di Giovanni Visconti ad arcivescovo di Milano) e di natura istituzionale (la progressiva estensione del meccanismo della riserva apostolica dei benefici maggiori) influirono sui caratteri dell’episcopato lombardo, modificandone i connotati. In secondo luogo, il contributo si concentra sulle culture di governo espresse dai presuli di questa temperie storica, concentrandosi in particolare sul rilevante impiego della scrittura, sulla ridefinizione dei rapporti con vassalli e concessionari, sulla promozione dell’autorità (spirituale e temporale) vescovile anche attraverso iniziative peculiari, quali ad esempio gli interventi sugli spazi «materiali» (palazzi, castelli, residenze) del governo diocesano. Particolare attenzione è riservata, infine, ai rapporti fra il potere politico (a quel tempo emblematicamente incarnato dalla figura dell’arcivescovo Giovanni Visconti) e l’episcopato dell’area, per valutarne punti di tangenza, spazi di conflittualità effettiva o potenziale.

Parole chiave: XIV secolo, vescovi, Lombardia basso-medievale, Visconti, papato.

 

The Lombard episcopate in the age of Giovanni Visconti (1331-1354). Documentary and government cultures, noble intersections

This paper provides an analysis of the Lombard episcopate in the mid-14th century. Via a comparative approach, I will try to understand how both political events (i.e. the peacemaking between the Apostolic See and the Visconti, or the appointment of Giovanni Visconti as Archbishop of Milan) and institutional changes (i.e. the extension of the apostolic reservation on episcopal appointments) influenced the main features of Lombard episcopate. Secondly, this paper focuses on the specific cultures of government expressed by the prelates at that time, by concentrating on different topics, such as: the massive use of writing; attempts to restore episcopal properties, rights, and jurisdictions; and the promotion of episcopal authority by means of a number of interventions (such as the restoration of urban palaces and castles). Lastly, particular attention is paid to the relationship between political power (at that time embodied by the Archbishop Giovanni Visconti) and the Lombard episcopate, in order to identify spaces of cooperation and conflict.

Keywords:  14th century, Late-medieval bishops, Late-medieval Lombardy, Visconti, Papacy.

L’articolo esamina i dati ricavabili da un corpus di 134 persone inviate dai papi in qualità di legati 259 volte nello spazio italiano del XV secolo, per chiarire quali compiti concreti fossero affidati ai titolari di tale qualifica: diplomazia, governo di province o città, sovrintendenza a funzioni religiose, comandi militari. Il corpus cosí individuato è composto da persone di grande rilevanza sociale, solitamente cardinali, provenienti per quasi tre quarti dall’Italia centro-settentrionale (principato papale e repubbliche), poi principalmente da Spagna e Francia. Il conferimento di un incarico legatizio può servire a inviare persone di fiducia del papa a risolvere situazioni complesse, ad allontanare da Roma personalità ingombranti, a premiare in maniera clientelare favoriti del pontefice o dei sovrani europei. Gli incarichi di governo provinciale appaiono prevalentemente premi ai titolari; quelli diplomatici mirano a stabilizzare politicamente l’Italia rispetto alle ostilità interne e alle minacce straniere e a indirizzarne le tensioni in direzione della crociata; gl’incarichi militari sono complementari a quelli diplomatici, mentre quelli strettamente religiosi sono rari. L’uso delle legazioni da parte dei papi del Quattrocento si riduce con la progressiva costruzione di un apparato amministrativo della monarchia pontificia in cui i cardinali tendono a venire ridotti da politici ad alti funzionari.

Parole chiave: legati pontifici, Italia del Quattrocento, diplomazia, apparato amministrativo dello Stato pontificio, cardinali.

 

Legates in fifteenth-century Italy: elements for a typological classification

This article examines the data that may be gleaned from a corpus of 134 persons who were sent by the Popes in the capacity of legates 259 times in the Italian area in the fifteenth century, and aims to specify what real tasks were allotted to the bearers of such a title: diplomacy, provincial or city government, superintendence at religious occasions, military commands. The corpus identified in this manner is formed of persons with social importance, usually cardinals, almost 75% of whom came from central/northern Italy (Papal States and the republics), followed mainly by Spain and France. Conferring a legatine assignment could be useful for sending persons in the Pope’s trust to resolve difficult situations, to remove cumbersome persons from Rome, or to reward through patronage those favoured by the Pope or European sovereigns. Provincial government offices appear mainly to have been rewards for the holders; diplomatic ones were aimed at politically stabilizing Italy in the face of domestic hostilities and foreign threats, and at orienting its tensions towards the Crusade; military tasks were complementary to diplomatic ones, while strictly religious missions are infrequent. The use of legations by fifteenth-century Popes shrank with the gradual building of an administrative apparatus of the pontifical monarchy, in which the cardinals tended to become high officials rather than politicians.

Keywords:  Pontifical legates, Italy of the fifteenth century, diplomacy, administrative apparatus of the Papal States, cardinals.

Nel quinto capitolo del secondo libro dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio Machiavelli affronta il problema dell’eternità del mondo. Si trattava, fin dal medioevo, di una opinione in contrasto sia con il dogma della creazione dal nulla sia con quello del giudizio finale, ed era perciò oggetto di una netta condanna da parte della Chiesa. Machiavelli prende una posizione enigmatica: mentre confuta le obiezioni portate contro l’eternità del mondo, non per questo abbraccia tale tesi apertamente. Per questo motivo gli studiosi non sono ancora riusciti a rendere pienamente ragione di quale fosse la sua opinione. Alcuni lo considerano un sostenitore dell’eternità del mondo, altri pensano che non abbia voluto prendere posizione sul problema perché non ne aveva l’interesse. Questo articolo risolve tale enigma portando l’attenzione per la prima volta sulla fonte che Machiavelli utilizzò per trattare un tema cosí controverso, riscrivendo un lungo passo di un libro che aveva in casa, nella biblioteca del padre, vale a dire il Commentario di Macrobio al Somnium Scipionis di Cicerone. L’analisi testuale e contestuale di questa lettura di Machiavelli colloca nelle discussioni teologiche di inizio Cinquecento il piú esteso giudizio filosofico da lui mai formulato e in tal modo permette per la prima volta agli studiosi di comprenderne a pieno tutte le implicazioni.

Parole chiave: Machiavelli, eternità del mondo, storia della lettura, ricezione dei classici.

 

Machiavelli and the eternity of the world

Books In the fifth chapter of the second book of his Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Machiavelli addresses the problems surrounding the eternity of the world. Since the Middle Ages, the issue was considered in contradiction with both creation and the Last Judgement, and was therefore strongly condemned and persecuted by the Catholic Church. Machiavelli’s position has been hitherto considered an enigma: while he rejects the objections against the world’s eternity, he does not explicitly support it, either. What was his opinion? Scholars are divided: some consider him an eternalist, while others believe he refused to take a stand on this issue because the problem lay outside his interests. As this article shows, the riddle can be solved by shedding light on the source he used for his analysis of this contentious topic. Machiavelli rewrites a long passage of a book that was held in his father’s library, namely the commentary on Cicero’s Somnium Scipionis by Macrobius. The textual and contextual analysis of the reading advanced in this article will for the first time justify the placement of Machiavelli’s most extended philosophical statement within the theological discussions of the beginning of the 16th century and will allow scholars to fully understand its implications.

Keywords:  Machiavelli, eternity of the world, history of reading, classical reception.

È possibile designare come «patriottica» l’intensa attività filantropica delle italiane nella seconda metà dell’Ottocento? Il saggio si propone di verificare quest’ipotesi a partire dalle istituzioni fondate e coordinate dalla democratica Laura Solera Mantegazza: il Pio istituto di maternità per i bambini lattanti e slattati di Milano (1850), che accolse i figli delle lavoratrici durante il loro orario di lavoro, e l’Associazione di mutuo soccorso per le operaje di Milano (1862), che si occupò di sostenere e istruire le salariate milanesi. Inserendo la vicenda nel contesto nazionale e internazionale e mobilitando un’ampia base documentaria, il saggio delinea l’emergere negli anni Trenta dell’Ottocento di un’accezione patriottica e identitaria dell’impegno filantropico femminile – individuandovi la base teorica per gli sviluppi successivi dell’esperienza. La ricostruzione della composizione e delle idealità della rete di patriote e filantrope che animarono le istituzioni mette in luce come esse costituissero un importante spazio di azione patriottica per le donne delle élites e perseguissero un duplice obiettivo: il miglioramento delle condizioni di vita delle lavoratrici e la loro acquisizione al novero delle italiane.

Parole chiave: Nation building, Risorgimento, filantropia patriottica, patriottismo femminile, Laura Solera Mantegazza.

 

A patriotic philanthropy? Female philanthropy and nation-building in nineteenth-century Italy

Can Italian female philanthropy in the second half of the 19th century be qualified as «patriotic»? To answer this question, this article focuses on two institutions founded and directed by Laura Solera Mantegazza, a well-known democrat from Lombardy: Pio istituto di maternità per i bambini lattanti e slattati di Milano (1850), where poor children were taken care of while their mothers were at work; and Associazione di mutuo soccorso per le operaje di Milano (1862), whose aim was to help and educate working-class women. Putting Mantegazza’s case in a national and international perspective and using different types of sources, this essay will show how, in the 1830s, women’s philanthropy began to be considered as a patriotic activity, leading to further developments. The composition and ideals of the Milanese network show that those institutions were regarded by the aristocratic and bourgeois women involved as an important opportunity to prove their patriotism by improving the workers’ living conditions and making them part of the Italian national community.

Keywords:  Nation building, Risorgimento, patriotic philanthropy, female patriotism, Laura Solera Mantegazza.

Basandosi su fonti archivistiche inedite, il saggio ricostruisce le prime sperimentazioni della televisione in Italia nel contesto europeo degli anni Venti e Trenta del Novecento. Vengono presentati i risultati del Convegno internazionale sulla televisione, organizzato a Nizza, nella primavera del 1935, dal primo direttore dell’Istituto Luce Luciano De Feo. All’incontro, presieduto da Louis Lumière, che si svolge sotto l’egida della Sdn, partecipano i massimi esponenti delle diverse società di radio-comunicazione che operano a livello mondiale. Nel quadro politico europeo, che dalla metà degli anni Trenta è dominato da regimi di stampo totalitario, il saggio mette a confronto i risultati raggiunti dal primo convegno internazionale sulla televisione con gli obiettivi politico-ideologici del Congresso internazionale del cinema, che poche settimane dopo, a Berlino, riunisce i principali industriali del cinema europei proponendo l’istituzione della Camera internazionale del film (Ifk). 

Parole chiave: televisione, cinema, regimi totalitari, anni Trenta del Novecento.

 

The invention of television and the Rome-Venice-Berlin cinematographic Axis in the mid-1930s

Books Based on unpublished archival sources, this essay reconstructs Italy’s first experiments with television, in the European context of the 1920s and 1930s. It also presents the results of the International Conference on Television (ICT) organized in Nice in the spring of 1935, by the first director of Istituto Luce Luciano De Feo. Chaired by Louis Lumière, this meeting took place under the auspices of the League of Nations, with the leading representatives of the various radio communication companies operating worldwide in attendance. In the European political framework, which starting in the mid-1930s was dominated by totalitarian regimes, this essay compares the results achieved by the ICT with the political and ideological objectives of the International Cinema Congress, which a few weeks later brought to Berlin the leading figures in the European film industry, proposing the establishment of the International Film Chamber (IFK).

Keywords:  television, cinema, totalitarian regimes, 1930s.

Note critiche
Elenco dei fascicoli pubblicati dal 2010
  • anno 65 / 2024
  • 1
  • anno 64 / 2023
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 63 / 2022
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 62 / 2021
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 61 / 2020
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 60 / 2019
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 59 / 2018
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 58 / 2017
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 57 / 2016
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 56 / 2015
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 55 / 2014
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 54 / 2013
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 53 / 2012
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 52 / 2011
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • anno 51 / 2010
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4