aprile - giugno 2018 anno 59
Sommario e abstract degli articoli
Premio Internazionale di Storia CISH 2016
Andrea Giardina, pp. 307-318
Laudatio de M. Gábor Klaniczay
Le Prix international de l’histoire du Comité international des sciences historiques (Cish) a été décerné en 2016 à l’historien hongrois Gábor Klaniczay. Le prix a été remis lors de l’Assemblée générale du Cish à Moscou, en septembre 2017. Gábor Klaniczay est professeur d’Histoire médiévale à l’Université d’Europe centrale de Budapest. Il est spécialiste de l’histoire religieuse du Moyen-âge tardif et de la première époque moderne en Hongrie et en Europe. Par une démarche propre à l’anthropologie historique Gábor Klaniczay a consacré des recherches d’une importance fondamentale à l’histoire de l’hérésie, de la sainteté (avec un regard particulier sur la sainteté féminine et le phénomène des stigmates), de la magie et de la sorcellerie. Il a examiné le rapport entre le Moyen-âge et la création des mythes nationales, jusqu’à l’époque contemporaine. Il a été promoteur de diverses institutions et a dirigé plusieurs projets de recherche, jouant ainsi un rôle d’une importance fondamentale dans le dialogue entre la grande tradition historiographique de son pays et celles des autres pays et des autres écoles.
Parole chiave: Prix international de l’histoire Cish 2016, Gábor Klaniczay, histoire du Moyen-âge, anthropologie, religion
Laudatio di Gábor Klaniczay
Il Premio internazionale di Storia del Comitato internazionale di scienze storiche è stato assegnato nel 2016 allo storico ungherese Gábor Klaniczay. Il premio è stato consegnato durante l’Assemblea generale del Comitato nel settembre 2017 a Mosca. Gábor Klaniczay è professore di Studi medievali presso l’Università dell’Europa centrale di Budapest e specialista di storia religiosa del tardo Medioevo e della prima età moderna in Ungheria e in Europa. Facendo uso dell’antropologia storica ha svolto ricerche fondamentali sulla storia delle eresie, della santità (con particolare riguardo alla santità femminile e al fenomeno delle stimmate), della magia, della stregoneria. Ha esaminato la relazione tra il Medioevo e la creazione di miti nazionali, fino all’epoca contemporanea. È stato fondatore di varie istituzioni e ha coordinato numerosi progetti di ricerca internazionali, svolgendo cosí un ruolo fondamentale nel promuovere il dialogo tra la grande tradizione storiografica del suo paese e quelle di altre nazioni e altre scuole.
Parole chiave: Premio internazionale di Storia Cish 2016, Gábor Klaniczay, storia del Medioevo, antropologia, religione .
Laudatio of Gábor Klaniczay
The International Committee of Historical Sciences (Ichs) awarded its 2016 International Prize for History to the Hungarian historian Gábor Klaniczay. The award was delivered during the General Assembly of the Ichs in Moscow in September, 2017. Gábor Klaniczay is professor of Medieval Studies at the Central European University (Budapest) and a specialist in the religious history of Late Medieval and early modern Hungary and Europe. Making use of historical anthropology, he has carried out fundamental research on the history of heresies, holiness (with particular regard to female holiness and the phenomenon of stigmata), magic, and witchcraft. He has examined the relationship between the Middle Ages and the creation of national myths, up to contemporary history. Founder of various institutions and the coordinator of many international research projects, he has played a fundamental role in promoting dialogue between the great historiographical tradition of his own country and those of other nations and schools.
Keywords: Ichs 2016 International Prize for History, Gábor Klaniczay, history of the Middle Ages, anthropology, religion
Gábor Klaniczay, pp. 319-337
Signes corporels de la presence divine: la chrétienté médiévale dans un contexte comparatif
L’article discute comment le miracle extraordinaire de François d’Assise, la stigmatisation, a mené, dans les siècles suivants, à la formation d’une tradition spécifique de la spiritualité «somatique». Cette sorte de communication corporelle avec le surnaturel est devenu populaire avant tout parmi les mystiques féminines. Après quelques béguines et nonnes cisterciennes, c’était avant tout les dominicains les rivaux principaux des franciscains, qui ont fait la promotion des stigmatiques de leur ordre, dont Catherine de Sienne était la plus fameuse. En même temps, vers la fin du Moyen Âge, on peut observer un autre type de transformation miraculeuse corporelle: la «grossesse mystique», manifestée par Brigitte de Suède. Pendant que la stigmatisation fut une sorte de imitatio Christi, l’expérience des souffrances de la Passion du Christ, la grossesse mystique était imitatio Mariae, l’assimilation à l’union maternelle avec le Sauveur à naître. Les deux témoignent du rôle important joué des signes corporelles dans la chrétienté; pour conclure l’article propose une évaluation sommaire de cette évolution de longue durée.
Mots clés: stigmatisation, grossesse mystique, spiritualité somatique, François d’Assise, Catherine de Sienne
Segni corporei della presenza divina: la cristianità medievale in un contesto comparativo
L’articolo discute di come il miracolo straordinario di Francesco d’Assisi, la stigmatizzazione, abbia condotto, nei secoli successivi, alla formazione di una specifica tradizione di spiritualità «somatica». Questo genere di comunicazione corporea con il soprannaturale divenne popolare soprattutto tra soggetti mistici di sesso femminile. Dopo alcune beghine e monache cistercensi, furono soprattutto i domenicani, i principali rivali dei francescani, a promuovere i santi portatori di stigmate appartenenti al loro ordine, tra i quali Caterina da Siena era la piú famosa. Allo stesso tempo, verso la fine del Medioevo, si sviluppò anche un altro tipo di trasformazione miracolosa del corpo: la «gravidanza mistica», manifestata da Brigitta di Svezia. Mentre la stigmatizzazione era una specie di imitatio Christi, che riproduceva l’esperienza delle pene della Passione di Cristo, la gravidanza mistica era una imitatio Mariae, l’emulazione dell’unione materna con il Salvatore nascituro. Entrambe rivelano il potente ruolo che i segni corporei hanno avuto nel cristianesimo. Nelle conclusioni si propone una breve valutazione dell’evoluzione di lungo periodo di questo fenomeno.
Parole chiave: stigmatizzazione, gravidanza mistica, spiritualità somatica, Francesco d’Assisi, Caterina da Siena
Ricerche
Vittorio Frajese, pp. 339-365
Genealogie libertine nell’Europa del Cinquecento
L’articolo è dedicato alle metamorfosi del concetto di libertinismo. Negli ultimi anni l’indagine storica ha individuato nel repubblicanesimo fiorentino e senese la prima attestazione del titolo di «libertino» e «libertinismo» consegnando cosí il concetto ad una prima matrice politica. La nuova acquisizione pone il problema del rapporto esistente tra questo primo significato politico del titolo di «libertino» e «libertinismo» e quello successivo legato alla critica religiosa. Ricostruendo la genealogia di Niccolò Amerighi, Vittorio Frajese individua nel processo intentato dall’inquisizione di Siena contro di lui contro l’astrologo romano Flaminio Fabrizi l’anello di congiunzione finora documentato tra le due culture e i corrispondenti significati del termine. Esaminando poi l’altro significato assunto dal concetto di «libertino» in area cristiana, Frajese analizza la teologia «libertina» attaccata da Giovanni Calvino nel 1545 avanzando l’ipotesi che essa costituisca una manifestazione della vita latomica condotta nel medioevo dalle tradizioni orali protocristiane testimoniate da Origene, Clemente Alessandrino e Ireneo. Ad avviso dell’autore, resta da determinare i punti di intersezione esistenti tra le due tradizioni.
Parole chiave: libertinismo, repubblicanesimo, ebrei, gnosticismo, Nicolò Amerighi.
Libertine Genealogy in Sixteenth-Century Europe
This article is dedicated to the metamorphosis of the concept of libertinism. In recent years, historical investigation has identified Florentine and Sienese Republicanism as the first attestation of the terms «libertine» and «libertinism», thus giving the concept an initial political origin. The new acquisition raises the problem of the relationship between this initial political meaning of the terms «libertine» and «libertinism» and the subsequent one linked to religious criticism. Reconstructing the genealogy of Niccolò Amerighi, Vittorio Frajese identifies the trial brought by the Inquisition of Siena against Amerighi and the Roman astrologer Flaminio Fabrizi as the link thus far documented between the two cultures and the corresponding meanings of the term. Examining the other meaning taken on by the concept of «libertine» in the Christian area, Frajese analyzes the «libertine» theology attacked by John Calvin in 1545, advancing the hypothesis that it constitutes a manifestation of the latomic life conducted in the Middle Ages by the Protochristian oral traditions as borne witness to by Origen, Clement of Alexandria and Irenaeus. According to the author, the points of intersection between the two traditions remain to be determined.
Keywords: libertinism, republicanism, Jews, Gnosticism, Nicolò Amerighi
Giulio Francisci , pp. 367-401
L’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria in Italia. Dalla Grande guerra alla Carta del lavoro (1915-1927)
L’articolo vuole analizzare l’introduzione e l’applicazione nell’ordinamento italiano dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, assumendo come periodizzazione il periodo compreso fra la Grande guerra e la promulgazione della Carta del lavoro fascista. Il saggio si sofferma principalmente sugli aspetti istituzionali e politici, prestando particolare attenzione alla costituzione del sistema amministrativo per gestire l’assicurazione sociale e alle critiche di natura sia politica sia culturale alla nuova forma di tutela sociale. In primo luogo, il testo cerca di ricostruire, in una prospettiva internazionale, il retroterra della assicurazione contro la disoccupazione, per poi soffermarsi sul caso italiano, dal momento che l’Italia fu il primo Stato europeo a introdurre una comprensiva legislazione in materia. L’articolo si sviluppa in tre sezioni, al fine di enfatizzare i principali snodi: la Grande guerra (1915-1918), i primi anni post-bellici (1919-1922) e l’avvio della dittatura fascista (1922-1927). In particolare, prendendo in considerazione le posizioni dei vari attori (governo, datori di lavoro, sindacati), il testo vuole ricostruire le caratteristiche assunte durante gli anni dal sistema assicurativo contro il rischio di disoccupazione. Combinando l’analisi della legislazione (decreti, circolari) e di vari documenti d’archivio, il saggio vuole fornire un contributo alla storia dello Stato sociale italiano, riempiendo un vuoto lasciato dalla storiografia.
Parole chiave: disoccupazione, Stato sociale, assicurazioni sociali, burocrazia, istituzioni
Compulsory insurance against unemployment in Italy from the Great War to Carta del lavoro (1915-1927)
Books The article aims to analyze the introduction and application in the Italian legal system of the compulsory social insurance against involuntary unemployment, during the period between the Great War and the fascist Labour Charter (Carta del lavoro). The essay focuses on the institutional and political features of the unemployment insurance program, drawing attention both to the establishment of an adequate bureaucratic system for managing the insurance scheme and to the cultural and political criticism of the new form of social protection. The text attempts to highlight, in an international perspective, the background of social insurance against unemployment, focusing on the Italian case, since Italy was the first European State to issue such a comprehensive law on the matter. The article develops in three sections, emphasizing the main turning points: the Great War (1915-1918), the postwar period (1919-1922) and the beginning of the fascist dictatorship (1922-1927). In particular, taking into account the ideas expressed by the various actors (government, employers, trade unions), the text aims to assess the characteristics of the insurance scheme against the risk of unemployment during this period. Combining analysis both of the legal sources (decrees, circulars) and of archival ones, the essays aims to offer a contribution to the history of the Italian Welfare State, filling a void left by scholarship.
Keywords: unemployment, welfare state, social insurances, bureaucracy, institutions
Francesca Antonini, pp. 403-435
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
Il saggio ha per tema il rapporto di Gramsci con una silloge di scritti di Marx ed Engels da lui conosciuta durante il suo soggiorno a Mosca. Tale antologia, edita nel 1924 da V.V. Adoratskij e A.D. Udal’cov, fu concepita nel quadro del lavoro di edizione e di interpretazione delle opere marx-engelsiane, poi sfociato nella Marx-Engels-Gesamtausgabe. A partire da uno studio ravvicinato del volume, si vanno ad indagare alcuni momenti dell’attività politica ed intellettuale gramsciana. Ad essere oggetto di analisi è innanzitutto la politica culturale del Pcd’I cosí come progettata da Gramsci da Vienna. Quindi l’attenzione si sposta sui Quaderni, di cui si mettono a fuoco diversi aspetti, indagando possibili connessioni fra gli scritti carcerari e il volume russo. Le tematiche principali sono due. In primo luogo, il rapporto di Gramsci con un riassunto del primo capitolo dell’Ideologia tedesca contenuto nell’antologia russa e con l’analisi della questione dell’ideologia lí contenuta. In secondo luogo, il richiamo alla concezione anti-deterministica del materialismo storico sviluppata da Engels in alcune sue lettere riportate nella silloge e variamente richiamata nella riflessione del carcere.
Parole chiave: Antonio Gramsci, Karl Marx, materialismo storico, antologia russa, L’ideologia tedesca
Gramsci, historical materialism and the Russian anthology of 1924
This essay focuses on Gramsci’s relationship with an anthology of texts by Marx and Engels that was available to him while he was in Moscow. The volume, published by V.V. Adoratskij and A.D. Udal’cov in 1924, was linked to the work of publishing and interpreting Marx’s and Engels’s oeuvre that led to the Marx-Engels-Gesamtausgabe. Some crucial moments in Gramsci’s political and intellectual activity are examined on the basis of a close comparison between the Gramscian texts and the extracts from the Russian anthology. First, the cultural programme of the Italian Communist Party developed by Gramsci during his stay in Vienna is discussed. Then, the Prison Notebooks are dealt with, dwelling in particular on two issues: Gramsci’s use of a summary of the first chapter of the German Ideology contained in the Russian volume, and his conception of «ideology»; and the connection between Engels’s anti-determinism (as it unfolds in some letters mentioned in the anthology) and Gramsci’s conception of historical materialism.
Keywords: Antonio Gramsci, Karl Marx, historical materialism, Russian anthology, The German Ideology.
Vanessa Ferrari, pp. 437-454
Alla conquista dei lavoratori tedeschi: la propaganda letteraria nazista e la cultura operaia (1927-1933)
Il saggio analizza la propaganda letteraria del Partito nazionalsocialista nei confronti dei lavoratori manuali durante gli anni della Repubblica di Weimar, con lo scopo di descrivere l’evoluzione del «discorso» nazista sul lavoro cosí come questo emerge dalle poesie e dai racconti dedicati al mondo di fabbrica. Intento ultimo del saggio è comprendere meglio il rapporto tra Nsdap e operai svelando un aspetto ancora poco o per nulla studiato della propaganda nazionalsocialista prima della presa del potere di Hitler.
Parole chiave: nazionalsocialismo, letteratura operaia, propaganda, Repubblica di Weimar, movimento operaio
The conquest of the German worker: debts and references to Nazi literary propaganda towards the world of workers (1927-1933)
This essay analyses the literature promoted by the National Socialist Party towards the working class during the Weimar Republic as an important weapon of propaganda. In considering poems and novels published by the NSDAP, this essay highlights the evolution of the Nazi «discourse» on work and workers. The aim is to explore the relationship between national socialism and the working class by analysing this original aspect of Nazi propaganda before Hitler’s seizure of power.
Keywords: National Socialism, workers’ literature, propaganda, Weimar Republic, workers’ movement
Maria Luisa Di Felice, pp. 455-492
Costituzione, democrazia e autonomie nel pensiero e nell’azione di Renzo Laconi
Renzo Laconi (1916-1967), giovane dirigente comunista, già attivo componente della Consulta regionale sarda (1945-46), è eletto alla Costituente nel giugno 1946, in un momento cruciale per la sua formazione intellettuale e per lo sviluppo del suo pensiero: Gramsci costituisce il principale riferimento politico mentre affronta con matura convinzione i temi dell’autonomia, delle questioni meridionale, sarda e contadina. Tra gli esponenti più rappresentativi della nuova generazione comunista vicina a Togliatti, deputato per quattro legislature (1948-67) e segretario regionale sardo (1957-63), si distingue per l’appassionato impegno nella costruzione e nel consolidamento della democrazia repubblicana, e per l’attuazione del Piano di rinascita della Sardegna (1962), il primo esempio di programmazione economica e sociale regionale. Riflettere sul suo contributo alla definizione della Costituzione, allo sviluppo democratico della politica nazionale, significa rendere giustizia alla rilevanza e all’originalità del suo pensiero, valorizzare il suo sentirsi ed essere un precursore nel partito, portare, quindi, alla luce il suo impegno a rinnovare l’approccio del Pci e il ruolo dei comunisti su molte delle questioni intorno alle quali il partito si confrontò nel dibattito nazionale, nelle aule parlamentari, ma anche al proprio interno: questioni nodali relative all’attuazione della Costituzione, alle riforme di struttura, alla battaglia meridionalista, regionalista e autonomista, alla definizione di un modello concreto e organico di sviluppo e di trasformazione democratica della società italiana.
Parole chiave: Renzo Laconi, Assemblea costituente, autonomia, Piano di rinascita della Sardegna
Constitution, democracy and autonomy in Renzo Laconi’s thought and action
Renzo Laconi (1916-1967), a young communist leader and active member of the Sardinian Regional Council (1945-1946), was elected to the Constituent Assembly in June 1946, at a crucial moment in his intellectual formation and in the development of his thought: Gramsci was his main political reference as, with profound conviction, he dealt with issues of autonomy, Southern Italy, Sardinia, and the rural question. Among the most representative figures in the new communist generation close to Togliatti, he was a four-time member of the Italian Parliament from 1948 to 1967, serving as regional secretary of the Sardinian PCI from 1957 to 1963. He stood out for his passionate commitment to building and consolidating a republican democracy, and, in 1962, to implementing Piano di rinascita della Sardegna (Renewal Plan for Sardinia), the first example of economic and social planning in the regional framework. It is important to reflect on Laconi’s contribution to the definition of the Italian Constitution and to the democratic development of national policy, in order to do justice to the relevance and originality of his thought. It is also important to give value to the fact that he was, and felt himself to be, a precursor, in order to better understand his commitment to renewing the PCI’s approach and the communists’ role with regard to many of the issues the party dealt with in the national debate, in the halls of Parliament, and also within itself. These crucial issues were related to the implementation of the Constitution, structural reforms, the Meridionalist, regionalist and autonomist battle, and the definition of a concrete and organic model of development and of democratic transformation of Italian society.
Keywords: Renzo Laconi, Constituent Assembly, autonomy, Renewal Plan for Sardinia
Sebastian Mattei, pp. 493-523
Autonomia e rinascita. Velio Spano e Renzo Laconi nella Sardegna del secondo dopoguerra
All’indomani della capitolazione di Mussolini, la popolazione sarda si trovò in una condizione di totale isolamento rispetto al resto d’Italia, impossibilitata a mantenere comunicazioni stabili con la penisola e costretta a provvedere autonomamente al proprio sostentamento; un ritardo che caratterizzò anche la ricostituzione delle forze politiche a livello locale. Nello specifico, le difficoltà incontrate in Sardegna dal Partito comunista italiano erano riconducibili allo scarso radicamento sul territorio e alle forti divisioni interne. Contrasti che avrebbero rallentato l’elaborazione di una linea politica coerente con le nuove direttive togliattiane della «svolta di Salerno». In un contesto simile, Velio Spano e Renzo Laconi – dirigenti comunisti di due generazioni diverse, formatisi in contesti differenti e a tratti opposti – incarnarono piú di tutti lo spirito del «partito nuovo» voluto da Togliatti, emergendo per maturità politica e originalità. Nonostante i contrasti intercorsi, i due dirigenti furono figure guida nella ricostruzione del Pci in Sardegna, sostenitori dell’autonomia regionale e anime della lunga battaglia per l’approvazione del Piano di rinascita che avrebbe dovuto risollevare le sorti economiche e sociali dell’isola.
Parole chiave: Renzo Laconi, Assemblea costituente, autonomia, Piano di rinascita della Sardegna
Autonomy and rebirth. Velio Spano and Renzo Laconi in Sardinia after World War II
In the aftermath of Mussolini’s downfall, the Sardinian population was in a state of complete isolation from the rest of Italy, unable to maintain stable communications with the continent and forced to provide for its own sustenance. This delay also characterized the reconstitution of political parties at the local level. Specifically, the difficulties encountered in Sardinia by the Italian Communist Party could be attributed to its poor roots in the territory and to its strong internal divisions. These conflicts were to slow the development of a political line consistent with the Togliatti’s new directives of the «Salerno turn». In this setting, Velio Spano and Renzo Laconi – communist leaders from two different generations, formed in different and sometimes opposing contexts – embodied more than anyone the spirit of the «new party» that Togliatti wanted, emerging in their political maturity and originality. Despite conflicts, the two leaders were leading figures in the PCI’s reconstruction in Sardinia, supporters of regional autonomy, and participants in the long battle for the approval of the «Renewal Plan» that was supposed to revive the island’s economic and social fortunes.
Keywords: Renzo Laconi, Velio Spano, Sardinia, autonomy, Renewal Plan for Sardinia
Daniela Saresella, pp. 525-549
I Cristiani per il socialismo in Italia
L’esperienza dei Cristiani per il socialismo nacque in Cile nel 1971, durante il governo di Salvador Allende, ma presto si diffuse in tutta l’America latina, nell’America del nord e in Europa. In Italia il movimento fu fondato nel 1973, in un incontro organizzato a Bologna, sull’onda del dialogo tra cattolici e marxisti che era iniziato nel nostro paese all’inizio del XX secolo, e che aveva avuto particolare fortuna negli anni del Concilio e del post-Concilio. A differenza del Cile, dove i Cristiani per il socialismo nacquero all’interno della Chiesa, in Italia protagonisti di questa esperienza furono religiosi e laici, sensibili alle suggestioni del Vaticano II, ma anche appartenenti a gruppi protestanti (in particolare valdesi). Cattolici e protestanti condividevano le aspirazioni ad un cambiamento radicale e una dura critica al sistema capitalistico. Interessati al modello cubano, e soprattutto all’esperienza rivoluzionaria nicaraguense, il movimento entrò in crisi con l’avvento di Giovanni Paolo II al trono pontificio.
Parole chiave: Chiesa, socialismo, post-Concilio, ecumenismo
Christians for Socialism in Italy
The experience of Christians for Socialism arose in Chile in 1971, during the government of Salvador Allende; it then spread to South America, Europe and North America. In Italy, the movement was founded in 1973, at a conference held in Bologna, in the wake of the tradition of «dialogue» between Christians and Marxists that began in our country in the earlier twentieth century and then developed in the post-Council years. Unlike Chile, where Christians for Socialism was born within the Church, in Italy the key figures in this experience were religious and lay people sensitive to the suggestions of Vatican II, but also believers who belonged to Protestant groups (in particular Waldensians). Catholics and Protestants shared the idea of radical change in the world and a harsh criticism of capitalist models. Sensitive to the Cuban model and interested in the Nicaraguan experience, the movement went into crisis – in Italy and abroad – with the advent of the Pope John Paul II.
Keywords: Church, socialism, post-Council, ecumenism
Sfoglia gli altri numeri dell’anno 59 / 2018
Elenco dei fascicoli pubblicati dal 2010
Seleziona fascicolo...
- anno 65 / 2024
- 1
- 2
- 3
- anno 64 / 2023
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 63 / 2022
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 62 / 2021
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 61 / 2020
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 60 / 2019
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 59 / 2018
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 58 / 2017
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 57 / 2016
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 56 / 2015
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 55 / 2014
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 54 / 2013
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 53 / 2012
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 52 / 2011
- 1
- 2
- 3
- 4
- anno 51 / 2010
- 1
- 2
- 3
- 4